Perché riconoscere le cause del tuo disturbo alimentare può esserti d’aiuto
Feb 03, 2022Conoscere o riconoscere le cause del proprio malessere può essere un momento importante per il percorso di una persona che soffre di disturbi alimentari. La conoscenza di se stessi, del proprio funzionamento interno e degli automatismi che sono radicati in noi, ci dà una maggiore chiarezza sulle nostre azioni, e può essere quindi un passo in più verso il cambiamento.
Avere un rapporto conflittuale con il cibo dipende da diversi fattori
Innanzitutto è importante capire che si parla di cause e non di una singola causa. I ricercatori sono infatti d’accordo sul fatto che vi siano diversi fattori che possono scatenare un disturbo alimentare, ed essi si possono dividere in tre grandi categorie.
Fattori predisponenti: la genetica, le cause psicologiche, la crescita
I fattori predisponenti sono quelli che derivano dal contesto familiare e culturale in cui si cresce. È frequente che chi soffre di disturbi alimentari abbia un familiare, anche stretto, con comportamenti disfunzionali legati al cibo. Se ci pensate, potrebbe capitarvi di guardare a ritrovo a dei comportamenti dei vostri genitori a cui non avevate dato un peso particolare, ma che potrebbero indicare che anche loro avessero un rapporto non del tutto pacifico con il cibo.
Storia familiare e storia personale
In voi questo può essere sfociato in un disturbo alimentare, mentre a loro causava, per esempio, solo un leggero sovrappeso. Da bambini apprendiamo molto dall’ambiente circostante, e potremmo, senza essercene resi conto, aver interiorizzato certi comportamenti di cui ora è difficile liberarci. E’ possibile che questo si tramandi anche a livello genetico, e questo è attualmente oggetto di studio della scienza.
L’incidenza dell’ambiente esterno
Oppure, se si è cresciuti in un ambiente, anche scolastico, in cui si dava particolarmente importanza all’aspetto fisico, se alcuni aspetti legati al proprio corpo venivano osservati, criticati, in un momento in cui non si avevano ancora gli strumenti per affrontare i giudizi che venivano dall’esterno, anche questo potrebbe aver predisposto una persona a un rapporto contrastante con il proprio corpo.
La natura psicologica dei disordini del comportamento alimentare
Inoltre, i disordini del comportamento alimentare sono spesso associati ad altre problematiche di carattere psicologico. Infatti è molto frequente che vi sia una comorbidità (compresenza di altre patologie) tra i disturbi alimentari ed altre malattie psichiche, tra cui le più frequenti sono la depressione e l’ansia. La compresenza di questi disturbi può contribuire ad aumentare la gravità e la cronicità del disturbo. È per questo motivo che un percorso terapeutico, in questi casi, può essere di grande aiuto, perché ci aiuta ad acquisire quegli strumenti. (Leggi anche: Come gestire la fame emotiva: la psicoterapia)
Quando il cibo diventa un antistress emotivo
Ad esempio, il cibo può essere usato come uno strumento per alleviare uno stato di tensione interna, come nel caso della depressione, che è tra i disturbi più frequentemente riscontrati in pazienti con disturbi alimentari. Per la persona il cibo può rappresentare un sollievo temporaneo per il suo stato depressivo, quando invece contribuisce solo ad aumentarlo. È per questo che spesso bisogna lavorare su diversi aspetti affinché ci sia un cambiamento significativo.
(Leggi anche: Il cibo ti fa sentire al sicuro? Come fosse un amico?)
Fattori precipitanti: traumi, cambiamenti, eventi disturbanti
I secondi fattori sono quelli precipitanti, che consistono in eventi che scatenano l’insorgenza di un disturbo alimentare. In alcuni casi possono essere veri e propri traumi, come molestie fisiche o psicologiche, lutti, oppure anche una crisi familiare, una malattia, l’allontanamento di una persona cara.
L’insorgenza di un disturbo alimentare può dipendere dunque dal fatto che si verifichi o meno un fattore scatenante nella vita di una persona. Molto spesso sono eventi che accrescono le difficoltà che una persona incontra nelle capacità di relazione e nella propria autonomia e autostima.
Se non abbiamo le risorse e gli strumenti per affrontare una crisi, non per colpa nostra, ma perchè non li abbiamo acquisiti crescendo, un evento con un forte impatto emotivo può lasciarci spiazzati e il bisogno di trovare un sollievo, anche temporaneo, può averci indotto a far ricorso al cibo come strumento di conforto o di difesa.
Fattori di mantenimento
Sono i fattori che impediscono la remissione del disturbo, in quanto contribuiscono a instaurare il circolo vizioso del mantenimento della malattia. I fattori di mantenimento sono spesso legati a schemi di pensiero che tendiamo a reiterare e da cui è difficile uscire, perché ci troviamo sempre bloccati negli stessi pensieri e ragionamenti, per cui continuiamo ad alimentarli.
(Leggi anche: Le vecchie convinzioni sono la causa della tua voglia di cibo?)
Tra essi vi sono:
- Eccessiva importanza data all’aspetto fisico e al peso: il peso e in generale la propria forma corporea possono diventare uno dei principali metri di giudizio con cui giudicarsi. Anche chi soffre di abbuffate compulsive molto spesso è vittima proprio dei pensieri ricorrenti in merito al proprio corpo, su quanto si percepisca brutto e inadeguato. Questa sensazione di fallimento è proprio quella che poi può innescare ulteriori abbuffate.
- Emozioni e pensieri negativi ricorrenti: come abbiamo già visto, l’ansia o la depressione possono convivere con i disturbi dell’alimentazione e contribuire in modo significativo ad alimentarli, in quanto il cibo viene spesso usato come ‘tappo’ per sopprimere sentimenti negativi.
- Condizioni di stress prolungato: una situazione familiare stressante, un sovraccarico lavorativo, possono essere degli elementi che mantengono costante il carico di stress, facilitando le ricadute, come le abbuffate. Pensiamo a un lavoro che ci assorbe molto o magari con una grande responsabilità. Un modo molto semplice per scaricare la tensione appena arrivati a casa potrebbe essere quello di aprire la dispensa e cercare qualcosa da mangiare. (Leggi anche: Quando ti senti stressato o stressata mangi di più?)
Da una crisi può nascere una opportunità
Se ci riconosciamo in alcune di queste cause dei nostri disordini alimentari, potremmo sentirci sopraffatti dalla mole di questioni che dobbiamo affrontare. E probabilmente è vero, ci aspetta un gran lavoro, a tratti anche molto difficile.
L’aspetto positivo però, è che questo ci dà anche una grande opportunità. L’urgenza di occuparci del nostro disturbo alimentare ci costringerà a prenderci cura anche di altri aspetti della nostra vita, che dovremo rivedere completamente. Un lavoro che non ci dà tregua, delle relazioni su cui dobbiamo lavorare o che dobbiamo lasciare andare, o anche semplicemente l’urgenza del nostro corpo di stare bene.
Tutto questo può essere tradotto, proprio grazie ad un approccio basato sull’accrescimento della propria consapevolezza emotiva, in uno stimolo a modificare quegli aspetti della nostra vita che sono causa di sofferenza e rimuoverne così gli effetti.
(Leggi anche: Diventare “spettatori della propria fame emotiva”)