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Dimagrire senza dieta

giorgio serafini prosperi il percorso breaters Nov 25, 2021
Breaters_Dimagrire senza dieta

Dimagrire senza dieta è possibile? Sembrerebbe una contraddizione in termini e, invece, statistiche alla mano, è l’unico modo per poter ottenere, laddove sia necessaria, una perdita di peso mantenuta costantemente nel tempo.

Sapevi che nel 98% dei casi le diete falliscono?
Forse non c’è neppure bisogno di ricorrere alle statistiche, sono convinto che sia qualcosa che ognuno di noi ha sperimentato almeno una volta nella vita. Un grosso sforzo, compiuto magari con grande convinzione, che poi si vanifica molto velocemente, dando origine ad un grande scoraggiamento, ad un senso di incapacità e di sconfitta che ci restano attaccati addosso a lungo. Considerando anche che, sempre secondo le statistiche, ad ogni tentativo di dieta deprivante corrisponde poi non solo il ritorno al peso di partenza, ma addirittura un incremento del 10/15% dello stesso peso originario.

 

Perchè le diete restrittive non funzionano

Sono vari i motivi per cui le diete restrittive si dimostrano inefficaci, ed ecco i più frequenti:

  • Una dieta restrittiva non agisce sulle mie abitudini profonde, ma fa leva solo su uno sforzo momentaneo
  • Una dieta restrittiva contribuisce solo a rendere più desiderabili i cibi che mi proibisco
  • Una dieta restrittiva dà informazioni non veritiere al mio metabolismo (può addirittura bloccarlo)
  • Una dieta restrittiva rinforza la mia idea di essere incapace di auto regolarmi.

 

Imparare ad auto regolarsi

Per avvicinarsi il più possibile ad un’idea di come potrebbe essere non più un peso ideale, ma un peso naturale, un peso che cioè tiene conto non solo di astratte tabelle, ma di noi come individui unici e irripetibili, la cosa migliore da fare è imparare ad ascoltarsi più profondamente, rimettendo in discussione molte delle cose che crediamo di sapere su noi stesse/i.

Per esempio: da dove nasce l’idea di non essere in grado di auto regolarsi? Forse è la nostra esperienza del passato a parlare, la nostra “storia” sempre uguale a se stessa…

Leggi anche: Come riuscire a “controllarsi” durante i pasti

E se cambiassimo la storia che ci raccontiamo?

In fondo, la storia dei nostri “fallimenti” nasce, come abbiamo visto da un equivoco di partenza: credere che per ottenere un peso sano si possa soltanto mettersi a dieta in senso classico, in qualche modo demandando a “chi ne sa più di noi” il compito di darci delle direttive.

Se ci rifletti un attimo, però, ti sembra che abbia davvero senso? Chi ti conosce meglio di come ti conosci tu? E se fosse vero proprio il contrario di quello che sei abituat@ a pensare? Se non riuscissi a rispettare un piano alimentare perché quel piano alimentare va bene per qualcun altro che non sei tu ma non per te?

 

Assumersi la responsabilità

Il passo più importante per trasformare il nostro abituale non “sono capace” in un “posso imparare” prende forma attraverso una piena assunzione di responsabilità nella presa in carico diretta del nostro “problema di una vita”.

Il che, in parole povere, consiste nel cominciare a fare quelle azioni, come per esempio decidere cosa e quanto mettersi in bocca, rispetto a ciò che si desidera o si è abituati a consumare, in autonomia, accettando di commettere errori, di procedere per gradi, di imparare strada facendo, di non legare necessariamente da subito l’azione di riordino (che è graduale) ad un risultato immediato. 

 

Cominciare a pensarsi capaci

Essere abituati a pensarsi “incapaci di...” finisce per farci rimanere vincolati ad un’immagine di noi stessi che, in questi termini, resta piuttosto immutabile, soprattutto nel momento in cui quell’immagine ci appartiene, magari, da lungo o da lunghissimo tempo. Viene da pensare: “perché mai dovrei riuscirci proprio stavolta?”. Non è così? 

 

Attenzione agli equivoci!

Anche qui cadiamo spesso vittima di un errore di prospettiva. Quando ci sentiamo sfiduciati, visti i nostri passati tentativi non riusciti, tendiamo a credere che per riuscire dovremmo prima acquistare fiducia. Ma come potremmo avere fiducia nella nostra possibile riuscita se intanto continuiamo a fare ciò che abbiamo sempre fatto? Oltretutto nello stesso modo in cui lo abbiamo sempre fatto senza ottenere i risultati sperati?

 

Dimagrire è facile

Questa potrebbe sembrare una affermazione non solo superficiale, ma anche falsa. E invece è la pura verità. Pensiamoci un momento. 

Perché accumuliamo peso? La ragione è una soltanto: mangiamo con frequenza più del nostro fabbisogno nutrizionale. Non c’è nessun altro oscuro motivo, nella maggior parte dei casi, nessuna particolare sfortuna che ci abbia colpito.

Ma se ingrassiamo perché ci sovralimentiamo (e abbiamo difficoltà a smettere di farlo, specie in particolari stati emotivi), come possiamo pensare che la soluzione possa essere il sottoalimentarci, dal momento che non siamo in grado neppure di mangiare non più del necessario?

 

Un paradosso globale

Siamo tutti vittime di un paradosso globale, quello che si esprime, appunto, nel chiedere costantemente a noi stessi molto più di quello che abbiamo ampiamente dimostrato di non riuscire a fare…C’è qualcosa che non torna.

E invece se fosse tutto più semplice? Se il problema centrale di tutta la vicenda fosse proprio la paura dell’ennesimo fallimento annunciato? E se partissimo, invece, dalle cose più facili, quasi banali, per metterci in grado, via via, di mettere in cantiere cambiamenti, poi, di natura più strutturale?

 

La “dieta” del buonsenso  

Invece di inseguire l’ultima miracolosa dieta best seller, un’idea potrebbe essere quelle di ritornare al buon, sano, vecchio buonsenso. Per esempio si potrebbe cominciare a mangiare soltanto nei pasti, senza deprivazioni preventive, cercando di ascoltare meglio fame e sazietà, di imparare a conoscerci più a fondo senza eccessive costrizioni. 

Leggi anche: Non capisco quando ho fame: raggiungere la consapevolezza

E se funzionasse?

Questo ci aiuterebbe già a mettere un po’ d’ordine nella nostra alimentazione evitando di metterci addosso troppa pressione, e attenuando oltrettutto la tendenza a voler fuggire dalle regole troppo rigide che ci imponiamo quando siamo a dieta stretta.

 

Parola d’ordine: Mindfulness

La Mindfulness o consapevolezza profonda può aiutarci in questo riordino a nostra misura. La meditazione di consapevolezza, appunto, può metterci in grado di ritrovare la nostra presenza mentale quando ci troviamo al cospetto anche di eventi stressanti o difficili, come potrebbe essere, per esempio, il decidere di rinunciare a quella fetta in più della nostra torta preferita soltanto perché ci accorgiamo finalmente che non è affatto necessaria in questo momento. 

Leggi anche: Diventare “spettatori della propria fame emotiva”

 

Sfatiamo il mito della fame nervosa

Già perché la fame nervosa o fame emotiva non sono scatenate, come spesso crediamo, da chissà quale evento drammatico o traumatico, che abbiamo timore di nascondere a noi stessi: nascono, per lo più, da vicissitudini banali, dai leggeri malesseri del nostro quotidiano super affaccendato, costituiscono quella piccola isola di solitudine e di piacere grazie a cui correggiamo il sapore amaro di certe disillusioni o di certi disappunti non così insostenibili come la nostra mente spesso li dipinge.

Leggi anche: Come riuscire a “controllarsi” durante i pasti

 

Lasciamo fare alla natura

Se spostiamo per un attimo l’attenzione dal nostro pressante desiderio di dimagrire magari super velocemente, ci accorgeremo che ciò che in passato ha impedito che il nostro “sogno” si realizzasse è stato occuparci del cosa (il desiderio, appunto, di dimagrire) senza occuparci del come, o meglio senza prenderci cura, con le nostre azioni quotidiane volte all’ottenimento del risultato, di renderlo effettivamente realizzabile. In altre parole è come se, dovendo percorrere la distanza tra Napoli e Milano, ad esempio, tralasciassimo di comprare il biglietto e di salire sul treno, o come se non potessimo poi aspettare pazientemente che, chilometro dopo chilometro, la distanza tra le due città sia colmata dal mezzo su cui ci troviamo.

 

La trappola dell'impazienza

Quello che ci aspetteremmo è di essere sparati da Napoli a Milano da un razzo, così come vorremmo trovarci già a quel peso che desideriamo raggiungere senza compiere il viaggio per raggiungerlo.

Cosa possiamo fare per ottenere ciò che vogliamo? È abbastanza intuitivo, se smettiamo di farci prendere dall’ansia del risultato o dalla paura di non ottenerlo. 

 

Coltivare la perseveranza

Per esempio possiamo allenarci a coltivare la pazienza e mantenere la continuità e la perseveranza in quelle micro azioni quotidiane  non che mirino direttamente a quel risultato (pur auspicabile), ma che siano volte al nostro benessere e all’equilibrio della nostra alimentazione giorno per giorno.

Sottolineo la parola equilibrio, che vuol dire sobrietà e giusta moderazione. Senza rinunciare per nessun motivo né al gusto né al piacere del cibo. Solo, senza più eccedere, neppure nella restrizione. 

Il resto lo fa la natura, con i suoi tempi. Il tempo del raccolto, infatti, non verrà se non è preceduto da quello della preparazione del terreno, della scelta dei semi, della semina, dai tempi naturali della maturazione…