Come tenere sotto controllo il desiderio di abbuffarsi
Jul 24, 2020Il modo peggiore per “spegnere” il desiderio di abbuffarsi è cercare di farlo con la forza. Questo è il genere di battaglia che si perde 9 volte su 10. Succede per vari motivi, primo fra i quali “l'abitudine a fallire.”
Sembra strano ma è così: la nostra storia ci dice che il desiderio di abbuffarci è incontrollabile, quindi deve esserlo per forza.
Smettere di abbuffarsi è possibile? Sì, ma spesso sbagliamo strada
Non esiste un’altra possibile strategia? L’abbiamo mai davvero cercata? Cosa abbiamo fatto di diverso dal cercare di soffocare o di reprimere questo genere di desiderio?
Ci siamo mai domandati cosa ci sia dietro? Non tanto dal punto di vista analitico, ma proprio sul piano pratico, sappiamo cosa ci succede quando quel desiderio si accende in noi? Cosa avviene fisicamente? Quali pensieri ci attraversano? Come ci sentiamo?
Cosa si nasconde dietro le abbuffate?
E se fossimo convinti che quel cibo è necessario al punto di non sentire ragioni, come infatti accade?
Forse in questo momento della nostra vita non ci è più necessario usare il cibo per proteggerci dalle emozioni ad alto impatto, ma è probabile che la nostra mente non l’abbia ancora “scoperto”.
Il nostro rapporto col cibo si sviluppa nella prima infanzia, parallelamente alla nostra percezione del mondo, sia interno che esterno. Se il mondo per noi diventa un luogo insicuro e inospitale, un posto da cui doversi guardare, potremmo sviluppare delle strategie di adattamento che ci consentano di ridurre ansia, paura o stress.
L’uso di certi cibi e di certe modalità di assunzione del cibo rientra a pieno titolo in questo genere di strategia.
Si potrebbe dire che, in certe condizioni estreme di stress emotivo, un certo cibo sia addirittura “funzionale”. Ci mette in grado cioè di sostenere l’impatto di certe emozioni che minacciano la nostra stabilità e il nostro equilibrio, magari in un’età in cui non siamo ancora molto strutturati. Leggi anche "Fame emotiva: da quali stress è causata?".
Le abbuffate: uno scudo contro il mondo esterno
Il problema è che poi spesso queste modalità di adattamento allo stress si cronicizzano. Usare il cibo in un certo modo finisce per rappresentare addirittura il nostro modo di stare al mondo, di reggere la pressione del mondo.
Per questo è così complesso rimodulare la propria relazione col cibo, perché investe ogni ambito della nostra vita, primo fra tutti quello dei rapporti interpersonali.
Abbuffarsi vuol dire proteggersi dal mondo e dalle sue insidie, chiudere gli occhi sulle proprie fragilità, tentare di spegnere il senso di vergogna che proviamo nei confronti di noi stessi, depotenziare il nostro senso di inadeguatezza (leggi anche l'articolo "Quando abbuffarsi diventa il sintomo di un disturbo alimentare?").
Ecco perché per smettere di abbuffarsi bisogna essere cauti, amorevoli e gentili. Solo dopo entra in gioco il coraggio, ma non nel senso più comune del termine, ma in quello dell’apertura del cuore.
Perdonarsi per smettere di abbuffarsi
Per non abbuffarsi più è necessario prendersi cura delle proprie vulnerabilità, ci vuole disponibilità nei confronti della paura di restare “scoperti” rispetto all’impatto delle nostre emozioni.
È necessario perdonarsi, darsi tempo e concedersi la possibilità dell’errore. Sviluppare compassione e tolleranza. Prendersi per mano con pazienza nella apprestarsi ad attraversare quello che, soprattutto all’inizio, ci apparirà come un percorso insidioso e difficile. In realtà lo è molto meno di come immaginiamo, ma dobbiamo prima imparare a fidarci di noi stessi e del mondo.
Dobbiamo fare esperienza del fatto che sopravviveremo anche senza lo scudo del cibo.